La cavalcata di Satriano sulle tracce del Santo
Siamo lieti di condividere con voi un articolo scritto dalla giornalista e ospite di Le Silve, Angela Nocioni. Pubblicato il 28 agosto 2024 sul giornale Azione.ch, l’articolo intitolato “La Cavalcata di Satriano sulle tracce del Santo” racconta un viaggio affascinante attraverso i luoghi storici e naturali del Monte Subasio. In questo articolo, Angela Nocioni esplora il sentiero che, nell’estate del 1226, i cavalieri di Assisi attraversarono per riportare San Francesco, gravemente malato, alla sua terra natale. Seguite il suo racconto per scoprire la bellezza senza tempo di questa regione e la storia profonda che essa custodisce.
Per questo sentiero, nell’estate del 1226, i cavalieri di Assisi attraversarono il monte Subasio, per riportare Francesco, gravemente malato, alla sua terra, dove morirà pochi giorni dopo
/ 26/08/2024
Angela Nocioni, testo e foto
Un tasso caracolla sulle zampette, dondolando incerto attraversa la strada, si tuffa sotto un rovo viola di more mature. Due lepri rosse corrono sul pendio. Un cerbiatto si volta. È un cucciolo. Un salto ed è già invisibile nel verde scuro del bosco. Sembra di essere finiti nel fondo della foresta umbra di mille anni or sono. Solo cicale, qualche cinguettio. Non una luce elettrica, non un rumore. Si sente solo il fruscio di un vento lieve tra le foglie.
A ogni curva m’aspetto di veder comparire la quercia di Non ci resta che piangere, a Frittole, con Benigni e Troisi catapultati «nel 1400, quasi 1500». Scopriremo che qui siamo ancora più indietro nel tempo, qui tutto è fermo al 1200!
Ci troviamo in Umbria e, per vedere cosa c’è nel fitto del verde oltre Armenzano d’Assisi, siamo scesi lungo il sentiero seguendo una stradina bianca e tortuosa. E abbiamo trovato un paradiso.
Armenzano è un paesino minuscolo di pietra, con le strade acciottolate e le case dai muri spessi, fresche anche in piena estate. Il paese è appoggiato sul lato di un sentiero quasi interamente circondato da boschi e lontano abbastanza da luoghi abitati da esser deserto anche ad agosto.
La dolce sommità del monte Subasio, solo prato senza alberi, è abbagliata dal sole fino al bosco di latifoglie che scende fitto verso l’Eremo delle carceri e verso la collina d’Assisi a ovest. Dalla parte opposta del monte, sul versante disabitato verso nord-est ci sono solo querce, solo lecci, solo bosco fitto e questa sottile strada, asfaltata fino ad Armenzano, e poi tutta bianca, che attraversa un bosco vergine, incredibilmente intatto. Il monte Subasio è parco protetto ormai da quasi mezzo secolo. Un rifugio sconosciuto e prezioso.
Arrivarci da Assisi è un viaggio nel tempo. Esci dalle mura della città attraverso porta Perlici, lasci la Rocca maggiore sulla sinistra e sali su per il versante nord del monte Subasio lungo la stradina che si inerpica subito fuori dalle mura di Assisi sulla destra. Soltanto farfalle gialle e lilla nel verde intenso dei lecci che tracollano verso i canyon a valle. Il colore del cielo, tra le cime delle querce, è di un azzurro che splende.
Per questo sentiero, nell’estate del 1226, i cavalieri di Assisi attraversarono il monte fino a Bagnara, vicino Nocera Umbra, per riportare Francesco, gravemente malato, alla sua terra dove poche settimane dopo morirà. Francesco d’Assisi era andato a Nocera per curarsi con l’acqua di una sorgente il dolore agli occhi. Il fatto è raccontato nella Vita secunda di Tommaso da Celano, seguace di Francesco che ne scrisse per primo la storia: «Ecco quanto accadde una volta. Il servo di Dio, che si era molto aggravato, dal luogo di Nocera veniva ricondotto ad Assisi, da una scorta di ambasciatori che il devoto popolo assisano aveva appositamente inviato. Gli accompagnatori, col servo di Dio, giunsero in un villaggio poverello, chiamato Satriano».
Nel 1923 un avvocato locale, Arnaldo Fortini, riuscì a trovare quale fosse il luogo dove Francesco e i Cavalieri si erano fermati per riposare. Nello stesso anno costit7uì la Compagnia dei Cavalieri di Satriano chiamando a farne parte personaggi del tempo, letterati vari, tra cui Gabriele D’Annunzio. Nel 1926 si svolse la prima rievocazione. Ora, a curare la Cavalcata, rimasta una festa riservata ai cavalieri, quindi con una atmosfera raccolta, è un appassionato di cavalli di Rivotorto d’Assisi, Giovanni Raspa, che spiega: «Sono nato qui e ho una conoscenza metro per metro del Subasio. Dopo la guerra furono degli abitanti di Colle del Paradiso, quattro case non lontane da qui, a riprenderne l’usanza, ma a piedi. Nel 1980 abbiamo ricominciato coi cavalli. Partiamo la mattina e rincasiamo a notte». La cavalcata quest’anno avrà luogo domenica 1° settembre.
Anche il 4 ottobre, data festeggiatissima ad Assisi perché è San Francesco, patrono d’Italia, qua sul versante povero del monte ci si ritrova per ricordare laicamente Francesco.
Appoggiata al tronco di una quercia, una freccia ha intagliato nel legno la figura di un cavaliere a cavallo. Sotto una scritta gialla a matita: «Il velo della sposa». Lungo la strada un anziano signore in canottiera sta sgranocchiando una pannocchia arrostita. Alza lo sguardo solo per dire: «È una cascata, è nella grande tenuta delle Silve, ma non c’è recinzione, può andare. Bussi al proprietario al casale Balestraccio. L’ha visto l’ostello del 1200?» Ride: «Da lì discendiamo tutti noi di qua, dall’ostello».
Dopo poche curve salendo, appoggiata a un dosso con quattro asinelli sardi a spasso c’è una vecchia casa in pietra, casale Balestraccio sta scritto in un cartello all’entrata senza cancello né recinzione. Bussiamo. Dopo un po’ viene ad aprire la porta un signore in maglietta e pantaloni cachi, si chiama Marco, è il proprietario della tenuta e dell’hotel Le Silve: «Abbia pazienza – dice scomparendo dietro a un muro di pietra – è entrato un istrice e si sta mangiando i croccantini del gatto». Poi torna: «Vede quell’ostello lì sulla collina? È del 1200. Lo comprò mio padre negli anni Settanta. Siamo lungo la via francescana, ci si fermavano seguaci di Francesco e i pellegrini. Poi fu acquistato con la terra intorno da privati, tenutari, che lo diedero come casale per dormire ai contadini che coltivavano le terre. Immagini venti persone ammassate in una stanza. Una trentina d’anni fa abbiamo creato lì un resort e ancora accade che qualche emigrante, di ritorno a casa, venga a mostrare ai nipoti il posto in cui è cresciuto. Il mese scorso è arrivato un signore belga, s’è presentato alla reception e mi ha detto: “Ma qui è nata mia nonna, da bambino ho passato tutte le estati su questo prato. Posso vedere se riconosco la stanza? E mi ha mostrato subito la camera 27: qui c’era il fuoco, qui cucinavano e qui dormiva nonna”, mi ha detto felice indicando ogni angolo; io mi sono commosso».
Andiamo a cercare la cascata. Ci vogliono almeno due ore di camminata nel sentiero da Armenzano per arrivarci, ma vale la pena: «Il velo della sposa» è una incredibile doccia scrosciante sulla pietra liscia nel mezzo del bosco. C’è acqua anche ad agosto. Un salto d’acqua gelida di cinque, sei metri e una piscina naturale di roccia.
Inoltrandoci per la radura in alto, dove il bosco è meno fitto, spunta un altro casale, sempre del 1200. Fino agli anni Ottanta era abitato da una ventina di Piccoli fratelli, originari di Spello, eremiti seguaci di Francesco ma non inseriti in un ordine religioso regolare; vivevano quassù liberi, isolati dal mondo coltivando un orto e prendendo l’acqua alla sorgente. C’è ancora a terra il segno del cerchio attorno a cui pregavano.
Nel terremoto del ’97, quando andò distrutta parte del soffitto della basilica superiore d’Assisi e la scossa corse lungo il dorso del monte Subasio distruggendo quel tutto fino a Nocera, il casale costruito nel 1200 rimase incredibilmente intatto.